Le fiabe che curano l’anima e le sofferenze psichiche

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Le fiabe che curano l’anima e le sofferenze psichiche

Psicologi e psicoterapeuti dell’età evolutiva supportano le famiglie nella gestione dei disturbi psichici che affligge quasi 2 milioni di bambini e ragazzi, con un trend in crescita di circa il 30%.

Il loro sforzo tende ad individuare approcci innovativi al fine di trasformare la sofferenza psichica in potenzialità ed energie costruttive capaci di aiutare il paziente a diventare consapevole di sé e degli altri.

È l’obiettivo con cui Maria Rita Parsi – psicologa, psicoterapeuta e componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza – ha ideato una metodologia di intervento che trae dall’azione creativa quell’energia utile a stimolare i processi di cambiamento e di crescita personale. La Psicoanimazione, così si chiama il metodo di intervento attivo, è rivolta agli individui interessati alla comprensione del comportamento umano, cioè al modo di essere al mondo e di comunicare delle persone con se stesse e con gli altri.

Una tecnica che prende spunto da una fiaba-stimolo, la quale racconta di una giovane principessa che non riusciva a specchiarsi pienamente negli specchi del castello: ella vedeva riflessa soltanto l’immagine superiore del suo corpo. Chiede aiuto a 13 personaggi, poiché desiderosa di ricomporre la sua immagine, ma riesce nell’intento solo quando prende in braccio una bambina.

Su questa storia, scritta dalla stessa Parsi e intitolata La Principessa degli Specchi, si basano i postulati fondamentali della psicoanimazione: un processo che orienta la persona (grande o piccola che sia) verso la consapevolezza e il cambiamento, valorizzando la spontaneità emotiva e l’autenticità. Pertanto, lo scopo principale della metodologia psicoanimatoria consiste nell’elasticizzare creativamente il modo in cui la persona vive il mondo tramutando le forze distruttive, dovute alla sofferenza psichica, in possibilità.

La capacità di utilizzare la creatività come mezzo di autoconsapevolezza è tipica dell’infanzia. I bambini, infatti, non raccontano bugie – seppur gli adulti tendano a pensarla così – bensì raccontano fiabe dato che sono fatti di fiabe attraverso cui esprimono se stessi, fanno esperienza della realtà e curano le loro ferite. Grazie alla fantasia, i bimbi si preparano ad affrontare “quelle esperienze della crescita che la sola razionalità non consente di comprendere e di metabolizzare”, afferma Parsi.

Gli adulti, al contrario, hanno educato il bambino che è in loro ad abbandonare la fiaba e riavvicinarsi ad essa è difficile poiché significa avere una fiducia incondizionata, ma da grandi si è pervasi dalla sfiducia. Tuttavia, “ciascuno può fare Fiabe della propria vita e, attraverso le fiabe, trovare soluzione ai suoi problemi” sottolinea la psicoterapeuta. Proprio per tale motivo gli strumenti di cui si avvale la psicoanimazione sono le fiabe analitiche e le tecniche di fiabazione, ovvero l’animazione di una fiaba da parte dei pazienti.

La Principessa degli Specchi è una fiaba analitica che ha l’obiettivo di agevolare le persone a considerare la vita a “mezzo busto”. La storia della Principessa “che vive sola […] e non possiede specchi che le consentano di vedere per intero la sua figura, è il simbolo di questa difficoltà a realizzare un’identità matura capace di integrare armonicamente la parte alta che si specchia con la parte bassa del corpo: […] la parte emotiva, la parte infantile del radicamento” spiega l’esperta. Questa divisione, quindi, sottolinea la scissione che vi è tra la vita infantile e la vita adulta.

Le fiabe, quindi, come una cura per l’anima: questo il meraviglioso viaggio che abbiamo fatto insieme a Maria Rita Parsi nell’edizione 2023 di Asculum Festival ad Ascoli Piceno.

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